C’è stato un tempo per cui soffrivo tantissimo per amore. Cocentemente.
Una sera tornavo a casa in macchina, alla radio passava E salutala per me di Raffaella Carrà.
Al MA SPERO SOLO CHE NEL TEMPO, CHISSA’ DOVE E CHISSA’ QUANDO, TU PENSI A ME, ho accostato, spento il motore, incrociato le braccia sul volante, appoggiata sopra la testa e ho pianto sonoramente. Coi singhiozzi e tutto.
Dopo un po’ mi hanno battuto al finestrino, una signora in bicicletta mi ha chiesto se avevo bisogno di una mano: l’aveva scambiata per disperazione da auto in panne.
P.S.: Tengo a precisare che la pena d’amore non risale ai tempi della foto vista sopra, si è consumata almeno una ventina o venticinquina d’anni dopo.