Troneggiavano sul bancone del bar vicino alla cassa da qualche mese, baldanzose. Nelle prime settimane, almeno.
MANDORLE TOSTATE RICOPERTE DI CIOCCOLATO AL GUSTO DI MELONE.
Pensando all’ equipe di maitres chocolatiers svizzeri inventori dell’ardita ricetta veniva da chiedersi, ragazzi, ma non avrete un po’ esagerato? Non so, le mandorle, il cioccolato, il melone, non è un po’ troppo?
Di elvetica arroganza era anche il prezzo iniziale delle suddette praline. Decisamente troppo anche quello.
E insomma sono rimaste lì, invendute, per settimane. Poi è iniziata l’umiliante svalutazione: via 50 centesimi, poi altri 50, e poi ancora un euro di meno, e un altro, e così via.
Ho seguito il processo di deprezzamento per settimane, mesi: prendevo il caffè e buttavo uno sguardo partecipe ai confetti di melone. Erano sempre lì, cambiava solo l’etichetta del prezzo. Ho cominciato a tifare per loro (almeno una volta nella vita non ci siamo sentiti forse tutti delle reiette mandorle al melone?) , a sperare che qualcuno si lasciasse tentare, complice il prezzo sempre meno svizzero. Provavo simpatia, ormai si era amiche, e poi, in fondo, che cosa c’è di strano nel cioccolato al melone? E i Mon Chéri, allora? E la marmellata di albicocche nella Sacher? E le arance candite ricoperte al cioccolato?
Quando sono entrata al bar stamattina non c’erano più, le mie mandorle al melone. Ho chiesto loro notizie alla ragazza del bar,forse che qualcuno le aveva finalmente comprate? No, mi ha detto, sono un caso disperato. Le sto per mettere in un piattino vicino alla ciotola degli zuccheri in bustina per offrirle ai clienti e liberarmene, una volta per tutte.
Così, AGGRATIS!
Com’è finita, secondo voi?
Ci tengo a precisare che ho insistito per pagarle, le luisone.