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Al post di*…E figl ssò piezz ‘e core

gennaio 18, 2013

Tempo fa ho scritto un post sulla serie Sherlock della BBC.

La serie è piaciuta un sacco anche a Diego Cajelli,  se non ti ho convinto io, leggi da lui e credi.

Ieri sera ho visto il pilot di Elementary, la versione americana dello Sherlock Holmes del Duemila: a parte il cambio d’ambientazione (New York al posto di Londra) e  di “genere” del Dott. Watson, interpretato da Lucy Liu , la serie scopiazza  impudentemente dalla serie geniale di Moffat e Gatiss, risultando però come copia mediocre, sbiadita, priva di qualsiasi elemento originale (fatti salvi i due tocchi di originalità già detti. Eccapirai…).

Vien da chiedersi quali siano le autolesionistiche ragioni alla base di questo insulso remake americano.

Neanche avessero bisogno di copiare, gli americani, per creare serie favolose: Lost, tanto per dirne una, peccato il finale, The Good Wife, The West Wing, I Soprano, Dexter e tante altre da perderci la testa.

Di questi tempi mi struggo per  gli americanissimi, cattivissimi, motociclistissimi e strepitosi Sons of Anarchy.

Ho appena finito la prima stagione: ho lasciato Jax davanti alla tomba di suo padre, con lui intento in un dialogo muto, pesto e stropicciato ma sempre bello come il sole, tormentato, solo, furioso, disilluso, senza una donna, senza più fede, ai margini della Famiglia.

Intorno a lui gravitano personaggi privi di scrupoli e coscienza, ispirati a valori e ideali distorti: sua madre, una versione moderna e sboccata di Lady Macbeth, il patrigno spietato, il leale e sfortunato amico d’infanzia, i fedelissimi Tig, Juice e Bobby,  il Primo Amore che non si scorda mai, poliziotti corrotti, federali disposti a tutto, terroristi, criminali di tutti gli angoli della terra e neonazisti. Ogni episodio è denso di persone e di fatti,  questi ultimi spesso di sangue, lo si vive con un senso di precarietà e di ansia, consapevoli che chiunque tra i Figli potrebbe essere terminato da un momento all’altro da uno qualsiasi tra i nemici.

Figata, insomma.

Una cosa è certa: prima dei Figli guardavo gli harleysti con un po’ di sufficienza, ora come ora valuto la possibilità di un nuovo anello cardinalizio col teschio.

* frittelle. Non vedo l’ora che arrivi la Quaresima e che panifici e pasticcerie la smettano una volta per tutte.

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Daughters of Anarchy

gennaio 17, 2013

Lo scenario che si presenta ai miei occhi in bagno dopo che le due figlie maggiori ci hanno fatto la doccia è apocalittico: pavimenti e tappetino bagnati, umidità e temperatura tropicali, ciabatte in disordine sparso, cumuli misti di asciugamani umidicci, calzini, magliette, orologi, fermagli per capelli, una mezza dozzina di flaconi e bottigliette aperti sul piatto doccia, varie ed eventuali.

Una tanica di benzina, un fiammifero e si potrebbe lasciar ripristinare Ordine e Purezza al fuoco. In alternativa, straccio, santa pazienza e olio di gomito.

Mi chiudo in bagno con la mia bambina più piccola: devo farlo perchè va marcata a vista di questi tempi, vuole stare in piedi da sola senza appoggiarsi a niente, è spericolata, mette in bocca qualsiasi cosa, s’infila dappertutto gattonando, apre ante e cassetti, si pizzica, prende capocciate, ricorda Baby Herman di Roger Rabbit. Almeno da qui non scappa, la tengo d’occhio e intanto metto fuori dalla sua portata tutto quello che non deve finirle in bocca e in mano: detersivi, shampoo, balsamo, bagnoschiuma, saponette, rotoli di carta igienica, forcine, eccoli lì, dentro una bacinella e poi là, lassù in cima, sopra il mobile più alto. Uff, fatica…

OK, ho bonificato, adesso non può più fare niente, solo star qui seduta giocare con il suo telefono finto. Via, al lavoro, raccatta i vestiti, piegali…

Il tempo di rendersi conto che baby f è stranamente tranquilla – una trentina di secondi, forse? – e la vedo impartire, putto seduto, una specie di benedizione sul mio cane (dimenticavo: in bagno mi ci sono chiusa anche con la mia cagnolina, Clara; è anziana e tende alla malinconia, guaisce se resta al di là della porta) con lo scopino del water. Riesce ad impartirla almeno cinque volte ad una Clara tra l’adorante e l’ebete,  prima di essere disarmata.

Posso solo dire che lo scopino è praticamente nuovo, di un bel viola brillante, liturgico: dev’essere stato quello ad ispirarle l’urbis et orbis.

A questo punto quella del fuoco purificatore non mi pare più un’idea poi così peregrina.

Al post di…ovvero di come da un (presunto) male possa risultare un (presunto) bene

gennaio 12, 2013

Un paio d’anni fa, forse tre, LUI mi ha regalato un’autoradio nuova: la mia Kenwood del 1994 non è dotata di lettore CD e mp3, funziona solo da radio e da mangiacassette (ve la ricordavate questa parola?): si schiaffa la cassetta dentro la fessura, si manda avanti e indietro schiacciando due bottoni, si gira la manovella per alzare o abbassare il volume. Facilissimo.

Le cassette le tengo in una scatolina sotto il sedile, dal ’94 son rimaste più o meno le stesse: ci sono vari Best of, estratti e balsami preziosi di musica IMPRESCINDIBILE distillati da LUI nel vano tentativo di curarmi dall’infezione pop, una splendida cassetta di un gruppo di talento, e altre A.A.V.V.)

Stereo nuovo, dunque, se si può ancora definire nuovo a distanza di tre anni (potrebbero essere anche quattro, in realtà). E sebbene io gli sia stata molto riconoscente per il pensiero, quello stereo LUI non l’ha mai potuto installare: per sistemare le casse avrei dovuto svuotare e riordinare il mio bagagliaio, cosa non proprio facile. Dall’analisi degli strati geologici del bagagliaio si potrebbe ricavare l’età della mia macchina, ad averne voglia e coraggio: sottili strati di cracker del Paleozoico scemano in strati di giornali che documentano i primissimi anni del nuovo millennio che a loro volta confluiscono in una monolitica-neolitica compagine di carta da regalo, nastri, fogli di quaderno, ombrelli portatili, sciarpe e berretti (guest star: due bottigliette in vetro di gingerino, un giorno o l’altro torneranno sicuramente utili nel traffico, credete a me).

Inizialmente ho promesso lo sgombero immediato. Poi ho cominciato a posticipare, a diventare vaga. E’ diventato argomento di discussione, insomma, poi oggetto di litigio, motivo di rimprovero e di sensi di colpa. Infine LUI, esasperato, lo ha installato nella macchina di mia mamma che l’autoradio non ce l’aveva.

No, non è questo il presunto bene del titolo.

Giorni fa in un mercatino sono incappata in una favolosa cassetta con The Essential Hall & Oates: Maneater, Kiss on My List, Possession Obsession e Out of Touch, naturalmente. Ora occupa il posto d’onore nella scatola delle cassette, senza la mia vecchia Kenwood non potrei ascoltarla e riascoltarla come sto facendo in questi giorni.

Già mi immagino le probabili e facili obiezioni che starete per muovermi, aridi tecnofili che non siete altro; altresì immagino i pesanti commenti sui miei gusti musicali ma non riuscirete a ridimensionare il mio entusiasmo.

Peraltro il post l’ho scritto solo per evitare di mangiare tre macine.

(Punto) vita nuova

gennaio 4, 2013

Mò basta.

La dieta ha da cominciare, una volta per tutte.

Finora si trattava di un proposito svogliato, ora si è fatto disperato: devo rientrare nei miei vecchi jeans. No, non miro a rifarmi il guardaroba in primavera, mi basta rientrare nelle mie vecchie cose en souplesse.

Ho elaborato un piano.

Per cominciare ho comprato SEDICI finocchi SEDICI e stabilito che d’ora innanzi io e loro si passerà un sacco di tempo insieme. Sì, lo so, servono le proteine, bisogna variare gli alimenti, certo, la bresaola sìssì. Ma l’icona di questa dieta sarà lui, il diuretico, fidato, croccante ma anche lessabile finocchio. Il mio piano consiste nel tenerlo sempre pronto, crudo o cotto, così da rappresentare un’alternativa sempre disponibile a qualsiasi altra cosa. Sto per fiondarmi sull’ultima mezza fetta di pandoro? E invece eccomi sterzare bruscamente verso la cruditè di finocchi! Allungo la mano verso i pan di stelle? Mais non,  voilà una coppetta di finocchi bolliti! Una manata di taralluci? E perchè mai se posso affondare gli artigli su una teglia di finocchi al gratin?

Suono abbastanza isterica?

Sì, lo so, sono prospettive desolanti, ma tant’è. Qui s’ha da dimagrire, o di riffe o di raffe.

Il secondo espediente consiste nel sublimare la fame trasformandola in pensieri e poi in parole. Come, dove? Ma qui naturalmente! Ho pensato ad una specie di rubrica che si intitolerà AL POST DI…: un post come pasto o spuntino sostitutivo, insomma.

Vi terrò aggiornati sui miei progressi. Cosa non facile, peraltro, dato che ignoro il mio peso. Non mi sono pesata, no. Queste prime due settimane di dieta sono propedeutiche, devono portarmi ad affrontare la bilancia. Da lì in poi affonterò il secondo schermo.

Ah, l’immagine non vi faccia mettere in dubbio la serietà delle mie intenzioni: son decisa, via!

La serenità ti fa male lo so

dicembre 31, 2012

Cari voi che leggete,

vi auguro salute, certo. E poi tanto batticuore, corse trafelate, occhi brillanti, un bel traguardo da raggiungere, un po’ di smania e d’irrequietezza, viaggi in treno, in aereo, in moto, in macchina e a piedi. Vi auguro un po’ di tempo libero da passare con gli amici di sempre e anche un amico nuovo.

Auguri per un intenso 2013!

hny

Il tempismo è tutto

dicembre 2, 2012

ghostbuster

Mia figlia di nove anni mi dice di desiderare un gioco da tavola sui fantasmi per Natale. Le piacerebbe tanto, tantissimo.

Le chiedo che cos’è.

E’ un gioco bellissimo, dice. C’è questo scheletrino ca-ri-nis-si-mo con un occhione grande e uno più piccolo che proietta sul muro l’ ombra di un fantasma. Tu devi colpire il fantasma con una pistola speciale.

Fantastico, dico con tono di sufficienza.

Lei insiste che è  bellissimo, ci ha giocato con una sua amica. La pistola segna automaticamente il punteggio che fai centrando i fantasmi.

Faccio una faccia perplessa, lei incalza dicendo che davvero,  è proprio divertente, che si gioca al buio, capito? E poi la pistola assomiglia a quelle di Guerre Stellari.

Sto per dirle che mi pare una boiat un gioco infantile, monocorde, che vorrei pensasse a qualcosa di più utile, più istruttivo e creativo, quando

quando

MI PASSA DAVANTI MIA FIGLIA DODICENNE CON GLI OCCHI BISTRATI E IL LUCIDALABBRA.

E allora concedo al fantasma un malinconico sì.

Implosioni

novembre 20, 2012

Facciamo che formuli un pensiero cattivo. Senza filtri.

Indiscutibilmente, irrimediabilmente, pultroppamente:  cattivo.

Facciamo che non lo traduci in nessuna forma inquinante per l’ambiente: niente parole, niente azioni né omissioni.

Dilaga solo dentro.

Sei comunque cattivo?

Assunta in terra

settembre 13, 2012

Mi chiama da oltre la recinzione. Ha una cosa per me, mi dice, mi chiede di aspettarla. Rientra, esce dopo pochi minuti con un vasetto di vetro. E’origano, mi spiega, origano del suo orto, profumatissimo.

Un orto come il suo non ce l’ha nessuno, le dico, ed è la verità: le schiere delle sue zucchine verdeggiano lucidissime, spernacchiando le due consorelle che giocano tristemente a dama nel mio orto secco secco. E poi i pomodori, condomini di pomodori di un rosso impudente, girotondi di tonde melanzane color granata, il verde declinato in tutte le sue sfumature, da quello pallidino dell’insalata al verde pieno delle biete, per finire con quello lussurreggiante del basilico, allegro, fittissimo.

Ci lavorano tutti i giorni nell’orto, a volte lei, a volte sua figlia, a volte insieme, con qualsiasi temperatura. Sua figlia zappa, lei toglie erbacce e sassi, annaffia, lega le piantine ai paletti.

Quando non ci mette mano, la signora Assunta passa in rassegna davanti alle verdure in fila, lo sguardo critico da generale coi suoi soldati.

Ma quest’estate ha fatto fatica, mi dice, era tanto caldo. “Faccio più fatica adesso. Ho novant’anni e tre mesi,- sorride – ” alla mia età conto anche i mesi.”.

“E’ sempre in gran forma, Assunta. – le dico – Va a passeggio senza bisogno di bastone, in orto si muove con scioltezza, non porta nemmeno gli occhiali…”

“Ho una vista da ragazza dopo l’operazione alla cataratta, – dice con una punta di fierezza – e ci sento anche bene, pure troppo: a volte nella testa sento cantare forte forte gli uccelli, o abbaiare i cani, sento il rumore delle vespe e delle api. Per questo a volte mi sento un po’ confusa, con la testa piena di rumore ma vuota. Sono vecchia”. Sorride e dice che Dio la lascia qua perchè di là non le ha ancora fatto spazio. Non c’è tristezza, novanta son novanta, ma intanto ha la sua casa, sua figlia, un orto da curare.

L’origano l’ha portato da Benevento l’ultima volta che c’è stata, lei viene da lì, ha preso delle piantine dall’orto di suo fratello. Lo so che suo fratello si chiama come una delle mie figlie? E che ha una prima cugina che si chiama come quell’altra? E per via di questa comunanza di nomi, le sente di famiglia, queste ragazze, prova un trasporto speciale per loro.

“La prossima volta che fai la pasta al pomodoro, ci metti sopra il mio origano buono”, mi bacia sulle guance attraverso la recinzione tenendomi le mani leggere sulla testa e si china di nuovo sul suo orto.

Mi lascia lì con un misto di gratitudine, nostalgia di una nonna, e origano.

Settembre reloaded

settembre 1, 2012

L’ho già detto che settembre è il mio mese dei propositi? Sì, l’ho già detto.

Allora, di seguito i nuovi buoni propositi:

1.) imparare a panificare: voglio imparare a fare il pane, la pizza, la focaccia. Ci provo già da tempo, con alterna fortuna: è giunto il momento di applicarsi seriamente e di
mirare ad un risultato costante. Costantemente buono, se possibile, e, volendo strafare, anche gradevole alla vista.

2.) dimagrire, siamo alle solite: in realtà era il proposito numero 1, ma non volevo lasciar trasparire l’ansia. Da qui derivano grappoli di micropropositi tipo 1.a) iscrivermi in piscina; 1.b) tornare a fare jogging; 1.c) mangiare meno e, in un crescendo di violenza, 1.d) rinunciare ai dolci. Risulta in contraddizione con il proposito 1, ma l’attuazione di entrambi concorrerebbe ad un notevole rinforzo dell’autostima.

3.) fare un corso di canottaggio, ebbene sì. D’altronde, dài, i primi due propositi sono attuabili battendo sentieri già conosciuti, si tratta di affinare, di consolidare, di disciplinarsi: qualcosa di nuovo di zecca ci vuole. E nonostante la penuria di fiumi navigabili qui a Vicenza ho scoperto che il club di canottaggio cittadino si riunisce a pochi chilometri da casa mia. E dunque Row row row your boat gently down the stream, merrily merrily merrily merrily  life is but a dream.

4.) alzarmi prima al mattino così da avere almeno un’ora di lucida attività prima che inizi a girare Il Grande Frullatore. Facile a dirsi, ma come si fa, poi, la sera? Voglio dire, la sera, diciamo più o meno dalle undici, ho un sacco da fare: sono alla seconda stagione di Downton Abbey, all’inizio delle terza stagione di The Good Wife, all’inizio della seconda stagione di Wallander e di Mad Men, medito di iniziare quanto prima Fringe, Parenthood e Person of Interest. Chi riesce ad andare a letto presto? E invece devo, per via dell’oro in bocca che ci avrebbe il mattino, della scarsità di pescato per chi non si leva presto, etc etc.

Quattro propositi bastano.

SI. PUO’. FARE.

Perchè mi fai morir, perchè mi fai morir, aiuola?

agosto 5, 2012

In montagna non fa poi tanto più fresco che in città, constato: è stato un pomeriggio decisamente afoso anche qui, passato a battere in lungo e in largo con il passeggino tutte le viuzze lastricate di Tesero nella speranza che i sanpietrini e il terreno dissestato inducessero finalmente al sonno la mia piccola Vivacissima. Ormai son le sei, quand’è che inizia a dare tregua questo caldo?

E’ graziosa, Tesero, tutta un intrico di vie, palazzi signorili e case in pietra e legno, passaggi strettissimi tra case e cortili, piccoli orti stipati di fiori e verdure.

Arrivo in piazza, l’aria comincia lentamente a rinfrescare, la piccina comincia a dare segni di cedimento. Vuoi vedere che ora dorme un po’?

Approdo ad un lato della piazza, mi siedo in una bella panchina di legno vicino ad un’aiuola, all’ombra di quello che mi pare essere un tiglio. Fa un’ombra decisamente grande, rotonda, magnifica. La temperatura ora è eccellente, si sta da papi. E la piccina tiene gli occhi chiusi per periodi sempre più lunghi. Fantastico.

Guardo l’aiuola, macchie circolari di fiori e prato all’inglese. Chissà perchè, poi, prato all’inglese: io avrei lasciato crescere l’erbetta autoctona, l’avrei solo disciplinata un po’. Che ci azzecca il prato all’inglese con tutta questa natura libera che ci circonda? La corona di montagne intorno, i boschi fitti fitti, i prati verdissimi? Nulla, c’azzecca.

La piccola dorme, evviva. La parcheggio vicino all’aiuola, all’ombra, con un lenzuolo leggero.

In borsa ho anche il mio libro e una bottiglia d’acqua freschissima di fontana,  c’è ombra e venticello fine fine. Ma chi sta meglio di me?

 

E POI SULL’AIUOLA SONO PARTITI UNO, CINQUE, DIECI, MILLE IRRIGATORI.

 

Generosi, non si sono limitati strettamente all’area dell’aiuola, hanno creato un pulviscolo di goccioline tutt’intorno.

E niente, libro zuppo, bambina bagnata e risvegliata bruscamente col pianto, fuga precipitosa. Fine.